lunedì 22 settembre 2014

Elisa Russo pubblica"Uomini" e racconta i Ritmo Tribale e la scena musicale milanese degli anni 80 // Intervista di Maurizio

 Uscirà il 2 Ottobre 2014 "Uomini,i Ritmo Tribale,Edda e la scena musicale milanese",il libro di Elisa Russo edito da Odoya Edizioni che ripercorre la storia dei Ritmo Tribale dagli esordi fino ai giorni nostri,con i progetti solisti di Edda(che tra l'altro ha un album in uscita a fine Ottobre) e il progetto NoGuru, intrecciandola con quella degli atri protagonisti della scena musicale milanese degli anni 80 (Afterhours,Casino Royale..).Ecco l'intervista che ci ha concesso l'autrice.


Partiamo dal libro. La storia dei Ritmo Tribale ma soprattutto la storia di una scena, quella milanese, che deve molto a loro. Come hai strutturato “Uomini”?

«”Uomini” è in primo luogo la narrazione della storia dei Ritmo Tribale, dal loro incontro sui banchi del liceo, gli esordi punk di “Bocca Chiusa” e “Kriminale” fino al successo di “Mantra” e “Psycorsonica”, l’abbandono di Edda, lo scioglimento dopo “Bahamas”. Le loro vicende sono analizzate fino ad arrivare al presente con i NoGuru e la carriera solista di Edda. Ho scelto di far parlare i protagonisti in forma diretta (50 ore di interviste riportate con virgolettati che rispettano il ritmo e la forma del parlato), non soltanto i componenti dei Ritmo, ma anche gli Afterhours (Agnelli, Prette, Iriondo, Ciccarelli), i Karma (Moretti), i Casino Royale (Alioscia e Ferdi), Shockin’ Tv (Rotondo), Peter Sellers and The Hollywood Party (Ghittoni)… Quindi, oltre alle vicende dei Ritmo, ci sono queste voci che ripercorrono soprattutto il decennio metà Ottanta – metà Novanta: le prove a Villa Amantea, storica sala di Baggio dove a fine Ottanta provavano i DHG, Tiratura Limitata, Ritmo, Silver Surfers, Casino Royale; il Jungle Sound, fulcro della scena nei Novanta, la storia della Vox Pop (raccontata da Giacomo Spazio), il passaggio dall’inglese all’italiano degli Afterhours (proprio sulla spinta e sull’esempio dei Ritmo), il passaggio dalle etichette indipendenti alle major… L’ordine seguito è cronologico quindi troverete questi elementi intrecciati nella narrazione».

Com’era la Milano degli anni 80, la Milano dei Ritmo Tribale, e in cosa differenziava quella scena, ad esempio, da quella fiorentina dei Diaframma e dei Litfiba?

«I Ritmo Tribale, lo sottolineo nel libro, sono stati i primi ad utilizzare l’italiano su quel tipo di sonorità (i primi dischi sono inquadrabili nell’ambito di un hardcore melodico, con doppie voci alla Hüsker Dü e un’attitudine molto punk) e quindi si discostavano parecchio dai Litfiba e dai Diaframma, che muovevano i loro primi passi nei territori della new wave. Due scene molto diverse, per attitudine e genere musicale proposto. Oltre al genere musicale diverso, mi sembra che nella scena milanese – almeno fino ad un certo momento – ci fosse uno spirito collaborativo che altrove non c’era. Se tu prendi alcuni album milanesi della prima metà dei Novanta, noterai un sacco di intrecci: Edda ai cori nel primo album dei La Crus o che recita un mantra in un pezzo dei Casino Royale, Scaglia e Rioda dei Ritmo al basso e chitarra in un disco degli After, David Moretti dei Karma, Giorgio Prette degli After, Giuliano Palma ospiti in alcuni pezzi dei Ritmo e così via… Intrecci e collaborazioni reali e tangibili, insomma. Oltre che un senso di rispetto reciproco che mi ha molto colpito. Ed era una cosa sentita, non di circostanza. Ho trovato una bella umanità e forse a volte nella pagine troverete più questa componente che quella musicale. Storie di uomini, appunto».

A livello di popolarità i Ritmo Tribale ritieni abbiano raccolto meno di quanto abbiano seminato rispetto ad altre band di quel periodo?

«Assolutamente. Ridare visibilità ai Ritmo era una delle spinte che hanno dato vita a questo libro. La domanda che ho posto spesso agli intervistati è: “Come mai i Ritmo non raggiunsero il successo che avrebbero raggiunto anni dopo gli Afterhours?”. Nel libro troverete molte opinioni (tra cui quella di Federico Guglielmi) sulle possibili cause. Non vi anticipo nulla!».

Pensi che quella scena sia rimasta ancora dentro molte persone perchè è stata l'ultima che ha avuto il "privilegio" di essere tramandata più dai ricordi e dai vinili che dall'invasione"liquida" dei media, dei social e dell'mp3?

«Qui mi rifaccio ad una considerazione che fa Manuel Agnelli nelle pagine di “Uomini”. Lui è uno che è in pista da allora e tuttoggi è totalmente addentro alla musica. Bene, mi ha detto che certe cose legate “a quei tempi” avevano un’intensità e una verità che oggi fatica a trovare. E di musica ne sente, di progetti ne vede. Mi ha detto: “Oggi ci sono cose che mi piacciono ma non mi emozionano. Eppure ogni tanto mi emoziono ancora, quindi non sono io!”. La penso come lui. Non è per fare il/la vecchio/a che dice “ai miei tempi…”. Credo sia davvero così. Un po’ sono cambiate le dinamiche di fruizione, ma sono cambiate anche le spinte, l’urgenza, che ai tempi erano più forti. Quando non avevi nulla (parlo di mp3, internet, Spotify, YouTube…) la spinta a “muovere il culo” era più forte. Questa finta comodità dell’avere tutto a portata di click ci rende a volte più pigri e quindi meno ricettivi, meno efficaci e coinvolgenti. Nulla uccide la poesia più della conta dei like e delle visualizzazioni sui social network!».

Nel libro dai spazio anche ai ricordi di fans e appassionati extramusicali. C'è quache episodio o qualche testimonianza che ti ha colpito particolarmente?

«Per esempio ho intervistato Paola, che è stata la fidanzata di Edda negli anni del blackout, quando nessuno sapeva che fine avesse fatto e ci sono parole che descrivono quel periodo di autodistruzione in maniera molto toccante. Poi c’è Ljubo Ungherelli, un fan storico che ha scritto un intervento molto bello. Sanatana, che ci parla degli Hare Krishna e di come siano stati importanti per Edda. E poi c’è Zymbah sorta di roadie tuttofare dei Ritmo e NoGuru, un vero e proprio totem».

Afterhours, Diaframma, il ritorno dei Litfiba, i vent'anni di "Catartica"dei Marlene, Edda stesso che ha un album in uscita. E' un ritorno agli anni 80 dovuto più alla nostalgia dei vecchi fans o forse la scena attuale non riesce a esprimere personaggi così carismatici?

«Penso che più di ritorno si tratti di nomi che ci sono sempre stati, in maniera costante. Anche se alcuni di loro hanno fatto delle pause più o meno lunghe, certo. Adesso magari celebrano dischi fatti anni fa, perché hanno un pubblico più vasto a cui proporre o ri-proporre quel materiale. Però in questi anni nessun gruppo nuovo è stato in grado di diventare “i nuovi After” o “i nuovi Litfiba”… Ma perché di fatto non c’è un nuovo Agnelli o un nuovo Pelù. O Edda stesso. Sono personaggi unici, carismatici come dici tu. Mi viene in mente quella cosa che disse Moravia al funerale di Pasolini, che di poeti ne nascono 3 o 4 in un secolo. Magari anche di frontman di rock band italiane non ne nascono tanti!».

Per chiudere una tua riflessione sui NoGuru e su Edda solista. Ci sarà spazio in futuro anche per una reunion dei Ritmo Tribale?

«La carriera solista di Edda è per me qualcosa di sorprendente e commuovente (nel libro troverete un capitolo per ogni disco di Edda – tutti composti con Walter Somà e usciti per Niegazowana –, compreso quello nuovo in uscita). Penso che continuerà a sorprenderci. Il 28 ottobre esce il suo terzo album “Stavolta Come Mi Ammazzerai?” (Niegazowana) che è una bomba. Da metà novembre sarà in tour e quindi sarà completamente assorto da questo. Anche se mi ha promesso di essere presente a qualche presentazione del libro (sicuramente la prima a Milano in Santeria il 10 ottobre ed il 15 novembre al Teatro dal Verme per BookCity Milano)! I NoGuru hanno all’attivo un bellissimo album ma credo non abbiano la musica come priorità: sono tutti assorti dalle loro professioni (un giornalista, un avvocato, uno psicologo…) ed inoltre l’attività live può essere un po’ limitata dagli impegni di Xabier con gli Afterhours e, al momento attuale, da alcuni problemi di salute del bassista Briegel (a cui mando un pensiero di pronta guarigione e un abbraccio). Posso dire che questo libro ha contribuito a riaprire il dialogo fra loro tutti e la volontà di celebrare in qualche modo questa vecchia unione mi sembra che ci sia. Rivederli sul palco come Ritmo Tribale? Non mi sento di escluderlo completamente ma sicuramente non avverrà nei prossimi mesi. Poi la storia di Edda mi ha insegnato più che mai a dire: “Mai dire mai”».

                                                                       Intervista di Maurizio

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